J. Calpe, C. García, R. Hernández, M. Gaspar, E. Rotellar

LA TECARTERAPIA NELLE LESIONI VASCOLARI DI PAZIENTI EMODIALIZZATI

RIASSUNTO
Abbiamo utilizzato sui nostri pazienti in emodialisi con lesioni vascolari ad evoluzione torpida un generatore MD-307
che, attraverso il trasferimento energetico capacitivo/resistivo, produce un notevole aumento della circolazione sanguigna e
linfatica con miglioramenti degli apporti nutrizionali ed ossigenativi grazie al naturale effetto endotermico innescato.
Presentiamo l’evoluzione di 7 casi per i quali sono state eseguite 2 sedute settimanali di 10 minuti di trasferimento energetico
resistivo e 10 di capacitivo sulla zona lesa, per periodi di tempo variabili. In tutti i casi, le lesioni non sono state occluse
con nessun topico né trattate con altre terapie, se non con l’applicazione locale di aria calda.
Lo studio rileva un miglioramento della sintomatologia algica dalla prima settimana e un decorso favorevole delle lesioni
dal primo mese fino ad arrivare alla guarigione completa.
Nella nostra unità di emodialisi soprattutto per l’aumento di malati diabetici inclusi nel nostro programma, riscontriamo
spesso, lesioni vascolari alle estremità superiori ed inferiori, ad evoluzione torpida che causano dolore e a volte possono
aggravarsi durante la seduta di emodialisi fino a portare ad amputazioni progressive. Nel trattamento di questa patologia,
vascolare periferica, sono sino ad ora utilizzate le prostaglandine per la loro azione vasodilatatrice e antiaggregante al fine
di delimitare la lesione, favorirne la cicatrizzazione ed evitare di ricorrere all’amputazione. Il limite di questa terapia è dato
dal fatto che le prostaglandine subiscono una rapida inattivazione a livello polmonare che ne diminuisce e/o vanifica parzialmente
l’efficacia.
In alternativa è stata studiata l’efficacia della tecnologia MD-307 che, attraverso il trasferimento energetico/capacitivo resistivo, produce un notevole aumento della circolazione sanguigna, e linfatica, con miglioramento degli apporti nutrizionali
e ossigenativi associati all’aumento della temperatura interna. Con questa terapia si è osservata una evoluzione favorevole
delle lesioni fino ad arrivare alla completa guarigione.

PAROLE CHIAVE
Emodialisi, lesioni vascolari.

MATERIALE E METODI
In 15 dei nostri pazienti inclusi nel programma di emodialisi periodica è stato applicata la Tecarterapia con un generatore MD-307, e di questi presentiamo i primi 7 casi, 4 uomini e 3 donne, con età media di circa 60 anni e una storia clinica di emodialisi variabile dai 3 ai 4 anni.
Il generatore elettronico permette di concentrare l’azione terapeutica nell’area dove viene applicato l’elettrodo così da produrre un aumento termico nella zona profonda del tessuto, senza surriscaldamento del tessuto esterno. Il paziente
sottoposto a questa terapia non ha la sgradevole sensazione di essere trattato con la “corrente”, perché l’effetto è simile a quello del rialzo della temperatura febbrile. Praticamente la potenza o energia erogata si trasforma in calore, determinando,
ipertermia profonda. Il generatore lavora tra 0.4-0.5 MHz e la potenza massima applicata è di 300 W.
Ogni cellula del tessuto sollecitata dagli impulsi elettrici ad alta frequenza si comporta come una resistenza elettrica, essendo la cellula un semiconduttore biologico, aumenta la sua temperatura in maniera direttamente proporzionale al livello di energia assorbita o circolante. La caduta di voltaggio che viene a determinarsi in relazione alla energia applicata fornisce il dato di potenza elettrica e consente di parametrare la dissipazione termica che procede dall’interno all’esterno.
Applicando questo metodo si può incrementare la temperatura fino a 40-42.5°C senza nessuna controindicazione, mentre se si superano i 42.5-45°C si potrebbero creare alterazioni nelle cellule sane. Il trasferimento energetico può essere di
tipo resistivo o capacitivo. Il metodo resistivo (Figura 1), utilizza una placca neutra di grande superficie e un elettrodo non isolato di dimensioni ridotte. Esiste, cioè, una totale asimmetria. 


La concentrazione di energia, con il conseguente incremento interno della temperatura si ottiene nel punto in cui viene collocato l’elettrodo, approfittando, da una parte, della semi conduttività del tessuto e dell’asimmetria esistente tra l’elettrodo di applicazione e la placca di ritorno.
Dove esiste maggior massa di tessuto, si produce minore resistenza o impedenza e minore caduta di voltaggio. Come risultato si ottiene una minore concentrazione di potenza e parallelamente un minor incremento della temperatura.
Con il metodo capacitivo (Figura 2) le cariche elettriche passano attraverso l’elettrodo dalla parte metallica A al punto B, e si distribuiscono su tutta la sua superficie circolare inferiore, separata dal tessuto dalla vernice isolante C. Il tessuto D funge da seconda placca, realizzando in pratica una struttura a condensatore e facendo sì che si stabiliscano una serie infinita di resistenze o impedenze.
Circa l’80% dell’energia erogata rimane localizzata sul punto di applicazione, ma in profondità, l’effetto semiconduttore del tessuto, trasformandosi in calore profondo senza coinvolgere l’epidermide.
L’associazione delle due modalità, quella resistiva e quella capacitiva, permette di raggiungere risultati molto più rapidi ed efficaci. 
Il metodo consiste nell’applicazione di elettrodi con diametri differenti a seconda della superficie da trattare, utilizzando una crema ad elevata conducibilità che facilita lo scorrimento dell’elettrodo sulla superficie cutanea.
La tecnologia è stata testata su tutti i pazienti con frequenza di 2 sedute settimanali della durata di 20 minuti cadauna così suddivise: 10’ di modalità resistiva + 10’ di modalità capacitiva.

RISULTATI
Presentiamo l’evoluzione e le immagini delle differenti lesioni (Figura 3).
Il paziente di 33 anni riferiva sensazione di freddo ad entrambi gli arti inferiori e presentava un’ulcera sulla parte anteriore delle dita del piede sinistro comparsa da 1 mese che non accennava a migliorare con i trattamenti classici, anzi andava progressivamente peggiorando. 
Sono state praticate 2 sedute settimanali per 3 mesi con la conseguente scomparsa della sintomatologia dalla seduta n°12.

DISCUSSIONE
Si può affermare che la Tecarterapia è un’arma efficace per curare le lesioni vascolari, e che per ottenere risultati apprezzabili è necessario come minimo un mese di trattamento anche se il paziente trae beneficio soggettivo già dalla prima settimana con riflessi positivi anche nelle sedute di emodialisi. Di grande valore la possibilità di far virare in senso risolutivo quelle lesioni ed evoluzioni torpide che generalmente progrediscono fino alla necessità della amputazione.
È un metodo molto ben tollerato dato che il paziente non prova mai la sensazione di essere trattato con la “corrente elettrica” e manca di effetti secondari.

BIBLIOGRAFIA
1. PRADERE, JACQUES. Mise au point: l’hyperthemie
  localisée. Tout Prevoir n°289 :24 ; 1998
2. ZAVNER, A. Introducción a la tranferencia eléctrica
capacitiva. Barcelona. Ed. Jims. 1993; 143
3. CALBET, J. Tratado de la transferencia eléctrica
capacitiva. Barcelona. Ed. Doyma; 1992
4. BERISA, F. Tratamiento con postaglandina E1
(PGE1) en isquemías crónicas de miembros en diabéticos
con Insuficiencia renal

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